Ciaspolate – Ciaspolate Amici – 10 Febbraio – Balme

Sabato 10 Febbraio, Il Nordic Walking Volpiano, organizza in collaborazione la guida escursionistica Ornella Turinetti una ciaspolata nelle Valli di Lanzo, a seguire cena presso il ristorante/albergo Grand Hotel di Ala di Stura.

Note tecniche per i Soci:

Ritrovo ore 14.00 al parcheggio Simply di Via Meana, Volpiano
Partenza ore 14.15
Lunghezza percorso: 10 km
Dislivello: 400m

Menu’ Cena:

Mocetta della Valle con germogli di finocchio
Tacchinella all’aceto balsamico
Frittatina rustica

Agnolotti della casa alla piemontese

Cosciotto di maialino al flambè con verdue (Tortino di zucchini con fonduta di toma)

Torta della casa
Caffè
Acqua e vino inclusi

Menu’ Vegetariano:

Zucchini grigliati alle erbe
Melanzane saporite
Frittatina rustina

Gnudi al burro e salvia

Tortino di zucchini con fonduta di toma

Torta della casa
Caffè
Acqua e vino inclusi

Menu’ Bambini:

Piatto di pasta al sugo – Cotoletta e patatine – Bevande incluse

Costi:
€ 26.00 euro (noleggio ciaspole e cena)
€ 20.00 euro (per chi in possesso di attrezzatura, costo cena)
Bambini:
€ 18.00 euro (noleggio ciaspole e cena)
€ 12.00 euro (per chi in possesso di attrezzatura, costo cena)
€  6.00 euro (solo noleggio ciaspole)

Termine iscrizioni:  Mercoledi 7 Febbraio

Per Info e Iscrizioni: Massimiliano 3387709382
Si raccomanda abbigliamento adeguato – torcia frontale – al momento della prenotazione comunicare il tipo di menu’ scelto e se si e’ in possesso delle ciaspole

 

Trail Ysangarda – 27 Gennaio 2018

Il Nordic Walking Volpiano, per la quarta volta, vuole partecipare a questa bella manifestazione sportiva di 10 km, a Candelo (Bi), invita i propri soci ad iscriversi per conoscere nuovi percorsi e nuovi sentieri.
Percorso di 10km Dislivello di 150m
Il percorso e’ prettamente pianeggiante, e’ presente un’unica salita lunga meno di 100 metri.
Partenza Gara H 17.30.
Arrivo nel Borgo Ricetto di Candelo, dove ci sara’ un ristoro e a seguire il PastaParty c/o la Polivalente (via Matteotti)
Richiesti indumenti per la stagione e la pila frontale.
Costo: 12 € comprensivo di assistenza medica, ristoro finale, Pasta Party, Maglietta tecnica (sino ad esaurimento (primi 500))
Per Info e Iscrizioni: Massimiliano 3387709382
Termine iscrizioni Mercoledi 24 Gennaio
Ritrovo Supermercato Simply di via Meana a Volpiano ore 15.15
Partenza ore 15.30

Clicca qui per il sito ufficiale della manifestazione

In cammino sulle Rive Rosse

Si inaugura il 2018 con una camminata in una zona particolare e curiosa, le Rive Rosse situate nella parte orientale del Biellese , tra le provincie di Biella e Vercelli.
Il paesaggio insolito, che si snoda dalla Valle Strona di Vallemosso ed attraversa Masserano fino a Curino, è dovuto a due sue particolarità geologiche. Una parte è composta da graniti vecchi di centinaia di milioni di anni formatisi nei sottosuoli di un vecchio continente Paleo-Africano che si trovava all’altezza dell’Equatore e che è stato “spinto” in seguito verso l’Europa attuale con meccanismi analoghi a quelli che anno creato il tragico tsunami.
L’altra parte è costituita da immani colate laviche particolari che hanno completamente coperto quel territorio che sarebbe divenuto, in seguito, una parte del Biellese orientale dopo essere stato sommerso da oceani primordiali ed in seguito “riesumato” durante il sollevamento delle Alpi,avvenuto un po’ prima di una quarantina di milioni di anni fa.
Queste due tipologie di rocce, così insolite, portano ad una colorazione particolare aranciatorossastra che rende il paesaggio così tipico: non per niente una parte delle colline adiacenti al lago della diga di Masserano vengono chiamate “Rive Rosse”. Se si assomma anche la forte erosione, in atto su tali rocce da diverse centinaia di migliaia di anni (un’azione che ha trasformato molti versanti delle colline in depositi d’ingenti quantità di sabbioni – non per niente esiste addirittura una Chiesa dedicata alla Madonna del Sabbione), allora si capisce perché il paesaggio assuma aspetti così irreali da avere quasi un aspetto extraterrestre, quasi…marziano!

notizie tratte dal sito http://www.mtbriverosse.it/joo/le-rive-rosse

 

IN CASO DI MALTEMPO L’ESCURSIONE SARA’ ANNULLATA

Il Babywearing, camminare con il cucciolo di uomo

Per nove mesi i neonati vivono nel grembo materno e ce ne vogliono altrettanti all’incirca, affinché il piccolo inizi ad avventurarsi da solo nel mondo esterno. E proprio in questi nove mesi un bimbo portato è più contento, indipendente, sicuro e si stacca facilmente dalla madre. Un scuola di pensiero decisamente contraria a quanto si è sempre pensato in Occidente, dove tenere un bimbo in braccio è sempre stato sinonimo di “mammone viziato”. Eppure se si fa un passo indietro nella storia dell’uomo, ci si rende conto che la prerogativa di portare con sé i propri piccoli, non è ad uso esclusivo della specie umana. Il cosiddetto babywearing o semplicemente “portare” è una pratica che si perde nella notte dei tempi. Le donne non smettevano di lavorare quando diventavano madri e dovevano accudire ed allattare i bimbi tenendoli con sé. Così a seconda del tipo di clima o lavoro svolto venivano utilizzate sciarpe, scialli, reti o sacche. Solo in seguito sono state inventate culle, carrozzine (la prima è stata realizzata nel 1880) e passeggini e sono cambiate anche le teorie pedagogiche ed è scomparsa l’abitudine del portare legata all’avvento dell’industrializzazione. In quel periodo le mamme hanno iniziato a lavorare fuori casa e non è stato più possibile portare con sé i piccoli, anche se nei due terzi del mondo, questo avviene ancora. Come in Perù con il Manta, una coperta quadrata o il tahitiano Pareo, un rettangolo di cotone colorato usato come gonna intorno al corpo, o il sud asiatico Sari, o il ricercato cinese Mei Tai, una specie di zainetto di stoffa leggero, o il coreano Podaegi, una coperta con strisce e cinghie, che porta il bimbo dietro. In realtà,  portare il cucciolo d’uomo è un’esperienza che garantisce armonia tra il punto di vista filogenetico, neurofisiologico e psicologico. La filogenetica, la scienza che studia il processo evolutivo di qualsiasi forma di vita sulla terra, distingue i cuccioli di mammiferi in tre grandi classi: nidiacei, sono in genere i carnivori domestici, caratterizzati da una breve gestazione e prole numerosa, che hanno come habitat il nido-tana; nidifughi, sono erbivori (cavalli, elefanti ecc.) nati da lunga gestazione e che danno vita al massimo a due cuccioli e vivono nello stesso habitat naturale del genitore e, infine, i portati passivi (marsupiali) come i canguri e attivi (scimmie, koala), che partecipano aggrappandosi alla pelliccia materna ed il loro habitat è il corpo della madre. E l’uomo in quale si inserisce? L’evoluzione ha portato alla scomparsa della peluria e degli artigli e già solo questo dimostra che la nostra specie fa parte dei portatori attivi. Pensiamo all’abitudine dei piccoli di stringere i pugni, un comportamento ereditato nei millenni e che ancora adesso, nonostante la scomparsa della pelliccia, serve ad aggrapparsi alla madre. La memoria filogenetica si riflette anche osservando le gambe dei neonati, sempre flesse in posizione divaricata-seduta. Un atteggiamento funzionale alla posizione che assumono quando vengono fatti aderire al corpo della madre per essere portati, per soddisfare un bisogno primordiale presente nella memoria cellulare. Allora perché portare? Lo spiega Manuela Tarditi, psicologa e psicoterapeuta e consulente della Scuola del Portare “Gli studi della Cangaroo Mother Care dimostrano quanto “il portare” sia efficace ed importante per i prematuri. Ma anche i nati a termine sono immaturi, perché rispetto ad ogni altro mammifero continuano a dipendere totalmente dalla cura dei genitori. Questa immaturità neurologica e fisica implica, secondo un’ipotesi, che la gestazione non sia completa e debba completarsi al di fuori del grembo, sotto forma di gestazione extrauterina e coincida all’incirca quando il cucciolo di uomo inizia a gattonare. “Portare i bambini” è un periodo importante di transizione dall’utero all’autonomia, che renderebbe meno brusco il passaggio di adattamento. E già in gravidanza, le future mamme possono prendere confidenza con le fasce per “portare il pancione”. Un aiuto pratico per contrastare i tipici fastidi posturali della gravidanza e servirà a prendere contatto e confidenza con la stessa che sarà utilizzata con il bimbo una volta nato. E in qualche modo il tessuto sarà impregnato dall’odore della mamma, che sarà riconosciuto dal bebè portato nella fascia colorata. Quindi, quali sono i buoni motivi “per portare” e soprattutto, quali sono le regole da rispettare? Sono almeno 10 i motivi: è comodo per i genitori e il bambino, rispetta la sua fisiologia, risponde ai bisogni primari del piccolo, crea un continuum tra vita intra ed extrauterina, è scritto nel nostro DNA, favorisce lo sviluppo psico-motorio, relazionale e sociale, favorisce il processo di attaccamento, serve a far provare anche ai papà le emozioni della pancia, a capire che coccolare non è viziare ed è uno strumento in più per comunicare con i bambini. Per fare tutto questo, ci sono alcune regole d’oro da seguire, sempre consigliate dalla “Scuola del portare”. La fascia prima di tutto deve essere un supporto idoneo e con un buon tessuto ad armatura diagonale. In commercio ne esistono di molti tipi, ma è fondamentale che sia resistente, comoda e sia di qualità garantita conforme alle legislazioni vigenti. I supporti, a seconda dell’utilizzo, sono suddivisi su tre tipologie: 1) non strutturati che corrispondono a fasce in tessuto di misura variabile, fasce elastiche la cui misura standard è di circa 5,20 metri e tutti i supporti etnici e permettono di portare i bimbi da 0 a 3 anni in tutte e tre le posizioni, davanti, sul fianco e sulla schiena; è il supporto più versatile e comodo, anche se le fasce elastiche sono poco indicate, perchè il tessuto con il tempo tende a cedere e sono quindi adatte non oltre i primi mesi di vita; 2) supporti semi strutturati, in questa categoria vengono classificati tutti i supporti di origine asiatica come ring sling, mei tai (un quadrato di stoffa a cui vengono cucite due fasce e una cintura che assicurano il bambino al corpo del portatore); 3) i supporti strutturati come pouch (fascia tubolare cucita su misura per chi la indossa a tracolla), zaino, marsupio ergonomico, quest’ultimo presenta cinghie e fibbie, che sostituiscono le legature e lo rendono più pratico per chi ha difficoltà con le legature, ma ha lo svantaggio di essere più ingombrante e costoso, se si pensa che una fascia possa essere ripiegata comodamente in una borsa. Imparare ad utilizzare i supporti è semplice e alla portata di tutti, ma come consigliano gli esperti è importante: una legatura sicura, distribuire correttamente il peso del bimbo, proteggere la testa, cambiare la posizione in base al peso del bebè e delle esigenze di entrambi, vestirlo in base alla stagionalità, restare in ascolto del proprio corpo e del piccolo, ricordarsi di valutare l’equilibrio del proprio corpo, ma soprattutto usare il buon senso!

Notizie tratte dalla tesi di laurea del 2006 di Antonella Gennantiempo dal titolo “Dalla canguroterapia alla promozione del benessere” e dal sito della Scuola del Portare.

articolo di Alma Brunetto