In poche parole cosa faremo :
Dedichiamo una domenica di escursione nell’area dell’Oasi Zegna per visitare il territorio di Valdilana, residenza del nostro amico, camminatore e scrittore Franco Grosso.


A Valdilana ci eravamo già recati l’anno scorso in occasione della visita al “Presepe Gigante di Marchetto” e ora ci ritorniamo per camminare lungo i sentieri magici del “Musicammino” accompagnati da simpatici folletti che ci allieteranno con le loro storie, ascoltando brani musicali composti da Max Bove.


Dopo pochi chilometri il Santuario della Brughiera si presenterà di fronte a noi con la sua maestosa presenza, dal santuario potremo ammirare uno splendido panorama verso sud-est



In Borgata Gribaud potremo osservare una interessante “biblioteca sugli alberi” , simpatica iniziativa della famiglia Brin per favorire la lettura a contatto con la natura.



Un grande faggio si presenterà sul nostro percorso dimostrando la sua imponenza. Per Lui è stato composto un brano musicale…



A seguire incontreremo la “Casa sugli alberi” dalle cui finestre potremo ammirare lo splendido paesaggio



Conosceremo anche le antiche carbonaie e le leggende dell’Uomo Nero e le Masche.



Visiteremo infine la sede della “Scuola Verde” dove da anni la famiglia Grosso ha creato una unità didattica dedicata alle scuole della provincia di Biella.



Al termine della camminata ci recheremo per vedere la mostra “Panorami delle Alpi” a Ponzone. Saranno esposti oltre 30 disegni e foto panoramiche realizzate da Franco Grosso nell’ambito della sua attività di promozione del territorio

Che dire… abbiamo cercato di essere sintetici ma di attrazioni lungo il cammino ce ne saranno veramente tante! Speriamo vi abbiano incuriosito così da accompagnarci per un nuovo cammino con l’A.S.D. Nordic Walking Volpiano.
Informazioni utili per i partecipanti all’escursione:
- Ritrovo alle ore 9.00 Mosso, parcheggio Lanificio Ormezzano, Via Mongiachero, 19 Mosso Santa Maria (60 minuti di viaggio in auto da Volpiano 80km)
- Breefing ore 9.15
- Inizio della camminata ore 9.30
- Durata camminata 5.30h circa comprensiva di pause e sosta pranzo
- Termine camminata: 15.00 (a seguire visita alla mostra, panorami delle Alpi termine ore 16.00 – 16.30)
- Lunghezza: 10 km
- Dislivello cumulato: circa m D+ 650
- Difficoltà tecnica: E
- Tratti esposti: non ci sono tratti esposti
- Altitudine minima: 600 m slm
- Altitudine massima: 950 m slm
- Punti di ristoro: bar nel paese di Mosso
- Pranzo: presso la locanda agricola Gribaud (15 euro da versare al locale)
Polenta Concia o Riso integrale con verdure
dolce
acqua – bicchiere di vino
(in alternativa per chi lo desiderasse potrà consumare il proprio pranzo al sacco nelle vicinanze del locale) - Si consiglia di avere nello zaino dell’acqua e del cibo per reintegrare le energie consumate durante il percorso.
- NB: Il segnale della rete cellulare è sempre presente lungo il cammino.
L’attività proposta è fruibile da chiunque abbia una minima preparazione fisica e voglia di stare in contatto con la natura.
L’itinerario non presenta particolari difficoltà tecniche, tuttavia il dislivello e la lunghezza presente richiedono impegno da parte dell’escursionista.
Vi chiediamo quindi di valutare la partecipazione in base al vostro allenamento personale rispetto alle distanze da percorrere e i dislivelli da affrontare.
L’associazione si riserva la facoltà di escludere dall’escursione persone che non ritiene idonee per l’escursione proposta o se le scopre prive di abbigliamento e/o calzature idonee a garantire la percorribilità dell’itinerario proposto.
Vi chiediamo cortesemente di rispettare gli orari indicati per l’escursione al fine di evitare le probabili anomalie al programma che potrebbero derivare dalla loro inosservanza, per rispetto al lavoro da noi svolto e degli altri partecipanti.
Per informazioni e prenotazioni si prega di contattare il responsabile dell’escursione: Masellis Massimiliano 3387709382
– Entro le ore 18 di mercoledi 18 ottobre, comunicando la scelta del pranzo (al sacco, polenta concia o riso integrale con verdure)
– Entro le ore 17 di sabato 22 ottobre per chi partecipa all’escursione usufruendo del proprio pranzo al sacco
Per chi vuole approfondire:
Valdilana:
Il comune è stato istituito il 1º gennaio 2019 dalla fusione dei comuni di Mosso, Soprana, Trivero e Valle Mosso. La denominazione ufficiale dei suoi abitanti non è ancora stata definita.
Il comune di Valdilana comprende i centri abitati di Alpe Isolato, Artignaga, Badone, Baltigati, Barbato, Barbero, Bellaria, Barozzo, Bose, Bellavista, Bocchetto, Boschi, Botto, Brovarone, Bulliana, Campore, Capomosso, Castello, Caulera, Centro Zegna, Cerate, Cereje, Cerreia, Cerruti, Crocemosso, Crolle, Dosso, Falcero, Ferla, Ferrero, Fila, Fiorina, Frieri, Frignocca, Gallo, Garbaccio, Gianolio, Giardino, Gioia, Grillero, Guala, Lanvario, Lora, Loro, Luvrino, Marone, Mazza, Mazzucco, Molino, Molinengo, Mosso Santa Maria, Oro, Orcurto, Ormezzano, Piana, Picco, Pistolesa, Polto, Ponzone, Pramorisio, Pratrivero, Prelle, Premarcia, Ricca, Rivarolo, Ronco, Rondò, Roveglio, Sant’Antonio, Sella, Simone, Taverna, Torello, Trabaldo, Trabucco, Valle Mosso, Vaudano, Venalba, Vico, Villaggio Residenziale, Violetto, Zoccolo.
Musicammino:
Il percorso ‘Musicammino della Brughiera – Il Percorso dei saggi’ – è un itinerario variegato e stimolante, adatto a tutta la famiglia, nato dalla collaborazione tra Amici Brughiera, santuario e operatori turistici della zona.
Inquadrando un QR code con il cellulare sarà possibile ascoltare la musica composta dall’artista Max Bove e contemporaneamente leggere un breve testo riguardante la cultura locale, inciso su una piccola tavola di legno.
L’itinerario tocca alcuni punti di un territorio bellissimo e ricco di energia, arricchito dalla sculture di Max Bove: Brughiera viva (è la partenza, di fronte al parcheggio del Santuario); i castagni secolari; il monte cattivo; la betulla bianca; la cascina e il campanile; la chiesa all’aperto; il grande faggio; la biblioteca degli alberi; le cascine del Gribaud; la passerella e il santuario.
Oasi Zegna:
L’Oasi Zegna è un territorio ad accesso libero situato nelle Alpi Biellesi, in Piemonte, con un’estensione di circa 100 kmq. Istituita nel 1993, le sue radici risalgono agli anni trenta per opera dell’imprenditore Ermenegildo Zegna, fondatore del Gruppo Zegna e originario del territorio in cui sorge oggi l’Oasi Zegna.
Negli anni trenta Ermenegildo Zegna, che nel 1910 aveva fondato a Trivero il celebre marchio omonimo, iniziò a dedicarsi a opere sociali e assistenziali volte a migliorare il benessere della comunità, nonché alla salvaguardia ambientale e alla promozione dei suoi territori d’origine. Zegna, in particolare, rafforzò le difese idrogeologiche dell’area e iniziò l’opera di rimboschimento, con la piantumazione di oltre 500.000 conifere.
La Carbonaia:
Quella della carbonaia era una tecnica molto usata in passato in gran parte del territorio alpino, subalpino e appenninico, per trasformare la legna, preferibilmente di faggio, ma anche di abete, larice, frassino, castagno, cerro, pino e pino mugo, in carbone vegetale.
Nonostante questa tecnica abbia subito piccoli cambiamenti nel corso dei secoli, la carbonaia ha sempre mantenuto una forma di montagnola conica, formata da un camino centrale e altri cunicoli di sfogo laterali, usati con lo scopo di regolare il tiraggio dell’aria. Il procedimento di produzione del carbone sfrutta la pirolisi una sorta di combustione imperfetta del legno, che avviene in condizioni di scarsa ossigenazione.
Tra i lavori della montagna che testimoniano una secolare esistenza di duro lavoro c’era quello dei carbonai. Per numerosi secoli fino ai primi del ‘900, i boschi italiani furono luogo di lavoro per molti di questi “artisti del fuoco”. Il carbone prodotto veniva trasportato verso le città per gli usi più disparati, il più richiesto era per la metallurgia già dai suoi albori il che comportò vasti disboscamenti nelle zone minerarie, in quanto il calore sviluppato era maggiore della legna.
La Carboneria, la società segreta italiana dei primi anni dell’Ottocento, fondata su valori patriottici e liberali, deve il suo nome al fatto che i settari dell’organizzazione avevano tratto il loro simbolismo ed i loro rituali (vedi anche Alfabeto carbonaro) dal mestiere dei carbonai.
Le Masche:
Masca (pronuncia [mɑsca]è il termine che indica la strega del folclore piemontese.
Il termine piemontese, di etimologia incerta, è diffuso nel Roero, nelle Langhe, in Astesana, nella provincia di Biella e nel Canavese, nelle Valli Cuneesi, nelle Valli di Lanzo e anche nell’Alessandrino. Il termine trae origine dal longobardo masca e compare per la prima volta in un testo scritto nell’Editto di Rotari (643 d.C.) col significato di strega: «Si quis eam strigam, quod est Masca, clamaverit». Indica l’anima di un morto (da cui anche il significato meno comune di “spirito soprannaturale”), o dall’antico provenzale mascar, borbottare, nel senso di borbottare incantesimi.
Secondo altri studiosi, il termine avrebbe origine spagnola e deriverebbe dal verbo mascar, cioè “masticare” o discendere dalla parola araba masakha, cioè “trasformare in animale”.
Quest’ultima etimologia potrebbe essere supportata dalla loro capacità di mutarsi in animali. I racconti popolari piemontesi infatti le narrano capaci di trasformarsi in gatti, da cui deriverebbe l’atavica paura delle popolazioni piemontesi verso i felini, ma anche in pecore, come si evince dalle tradizioni della val Stura, dove esse seguivano gli ignari viandanti per poi scomparire nel nulla.
Le masche sono una figura di rilievo nel folclore e nella credenza popolare piemontese: generalmente sono donne apparentemente normali, ma dotate di facoltà sovrannaturali tramandate da madre in figlia o da nonna in nipote, o per lascito volontario ad una donna giovane.
Secondo la tradizione, i poteri delle masche comprendono l’immortalità ma non l’eterna giovinezza o la salute: sono quindi vulnerabili e soggette alle malattie e all’invecchiamento. Quando decidono di averne abbastanza di questa vita, per poter morire devono trasmettere i poteri ad un’altra creatura vivente, che spesso è una giovane della famiglia, ma alcune volte può essere un animale o un vegetale.
Le masche hanno il potere della bilocazione e della trasformazione in animali, vegetali o oggetti.
Possono far uscire l’anima dal corpo e volare immaterialmente nello spazio, mentre non possono farlo fisicamente; poiché durante il volo magico il corpo resta incustodito ed inanimato, l’attività delle masche è quasi esclusivamente notturna.
Di indole raramente malvagia ma sempre capricciosa, dispettosa e vendicativa; possono essere anche benefiche, guarire malattie o ferite tanto alle persone quanto agli animali, o salvare vite in pericolo. Minoritarie rispetto alle masche “domestiche”, esistono anche masche “sovrannaturali”, spiriti antichi della Natura e dei boschi che sfuggono l’umano consesso per quanto loro possibile, e che diventano vendicative e spietate quando disturbate nella quiete del loro habitat consueto.
Questo tipo di masche, pur essendo incorporeo, assume gli aspetti più svariati quando deve rapportarsi agli uomini: o donna vecchia e brutta, o, per contro, giovane bellissima, o animale selvatico etc. etc. Rispetto alle masche “domestiche” hanno un potere più grande nel controllo del clima: possono dominare gli elementi e scatenare bufere, grandinate, temporali, nebbie o siccità prolungate.
Le masche piemontesi non sono condizionate, intimorite o controllate dall’elemento religioso; anzi, le masche “domestiche” frequentano la chiesa, vanno a messa e ricevono i sacramenti come tutte le altre donne della comunità.
Nel passato gli agricoltori e i montanari usavano attribuire ad esse la responsabilità di avvenimenti negativi o inspiegabili.
Questi avvenimenti venivano denominati mascherìe.
Le donne accusate di essere masche venivano perseguitate e spesso processate e condannate al rogo dal tribunale dell’Inquisizione.
Ancor oggi è di uso comune in Piemonte commentare scherzosamente la caduta “soprannaturale” (accidentale) di oggetti (ad esempio una forchetta che cade dalla tavola), o la temporanea “scomparsa” di oggetti che si ritenevano a portata di mano con l’espressione “A-i sun le masche” (“Ci sono le masche”).